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La nascita del Sant’Uffizio e il sacrificio di Giordano Bruno
Quattrocentoventi anni fa, il 17 febbraio delย 1600, il filosofo Giordano Bruno veniva arso vivo in Campo de’ fiori. La sentenza del SantโUffizio l’accusava dโaver negato lโincarnazione, lโesistenza della trinitร e per aver definito Gesรน un mago che faceva soltanto dei miracoli apparenti.
Dopo i lunghi settantโanni del periodo avignonese, alla fine del quattordicesimo secolo il papa tornรฒ a Roma. Ansioso di costruire uno Stato territoriale in Italia, sulla base di quello francese e spagnolo, in breve tempo trasformรฒ la Chiesa in un principato moderno. Questo gli permetteva di controllare gli interessi politici, religiosi e finanziari dello Stato, oltre quello delle anime dei fedeli, guidate alla salvezza nei momenti piรน significativi della loro vita religiosa, dal battesimo al matrimonio alla morte. Ma una nube improvvisa sconvolse il mondo ecclesiastico, facendo tremare le fondamenta economiche di uno Stato della Chiesa sempre piรน indebitato per le guerre mosse alla Francia. La situazione finanziaria precipitava e si dovettero perfino interrompere i lavori per la costruzione della basilica che avrebbe dovuto rappresentare la grandezza dello Stato pontificio, quella di San Pietro. Come conseguenza papa Leone X, figlio di Lorenzo deโ Medici, dal quale ereditรฒ il gusto per lo sfarzo e la grandezza, il 31 marzo 1515 emanรฒ una bolla nella quale promulgรฒ lโindulgenza, la possibilitร rivolta a tutti i fedeli di riscattare i propri peccati dietro un versamento in denaro nelle casse vaticane. Assetato di denaro, il papa trasformรฒ quella piccola nube in un tornado che cambiรฒ per sempre il mondo cristiano, una tromba dโaria che prese il nome di Riforma.
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Un oscuro monaco di un piccolo paese tedesco chiamato Wittenberg agitรฒ il primo vento che travolse il clero. In quanto confessore, raccolse i disperati racconti dei fedeli, ormai squattrinati dopo essere accorsi alla grande vendita delle indulgenze che assicurava loro la certezza del Paradiso. Raccolse gli eccessi e gli abusi del clero in 95 tesi, che affisse sul grande portone della chiesa di Wittenberg, dando il via alla Riforma luterana, la quale prendeva il cognome del monaco, Martin Lutero. Il mondo cristiano si divise in due e quello cattolico temeva di perdere quel ruolo politico ed economico che aveva sfoggiato per piรน di mille anni. La Chiesa aveva prosperato grazie agli oboli e alle decime che i fedeli le versavano da tutta Europa e le tesi di Lutero minacciavano quel benessere che si era conquistata servendosi del Vangelo. Fu condannata la produzione di autori protestanti e la censura del SantโUffizio si estese a ogni campo del sapere. Opere letterarie, scientifiche e filosofiche furono condannate dalla spietatezza del rigorosissimo โIndice dei libri proibitiโ, il quale inquisรฌ nomi celebri come Tommaso Campanella, Galileo Galilei e Giordano Bruno.
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Questโultimo nacque a Nola nel 1548 e a Napoli studiรฒ retorica, logica e dialettica. Monaco domenicano per dieci anni, decise di abbandonare la tonaca preferendo la filosofia, la compagnia femminile e la mnemonica. Si manteneva insegnando nelle migliori universitร europee e perfino Enrico III di Francia volle prendere lezioni. Provocatorio e disinibito, nelle sue opere descriveva il clero come un ceto corrotto, bugiardo, viziato dai lussi e fortemente ignorante. Dopo aver soggiornato in tutte le piรน grandi cittร dโEuropa, nel 1591 tornรฒ in Italia, a Venezia, su invito del nobile Mocenigo, il quale gli pagรฒ un anno di lezioni dโoccultismo e mnemonica. Ribelle, nemico dei compromessi e anticonformista non ebbe timore di professare le proprie idee, anche quando sapeva che il severo occhio intimidatore dellโInquisizione lo stava osservando. Fu lo stesso Mocenigo, colui che gli aveva promesso protezione, a denunciarlo al SantโUffizio e Bruno fu arrestato con lโaccusa dโaver negato lโincarnazione, lโesistenza della trinitร e per aver definito Gesรน un mago che faceva soltanto dei miracoli apparenti.
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Il processo durรฒ sette lunghi anni, nei quali Bruno provรฒ i supplizi e i metodi di tortura della Santa Inquisizione. Allโalba del 1600 il processo finรฌ con una condanna a morte, avendo riconosciuto lโimputato โeretico, impenitente e pertinaceโ e il 17 febbraio, in piazza Campo deโ Fiori, Bruno fu spogliato e legato a un palo, sotto al quale il boia aveva disposto le numerose fascine di legna che attendevano di essere accese. La sua figura fu nei secoli successivi ampiamente sfruttata dai detrattori laici della Chiesa, che soprattutto nel periodo risorgimentale fecero di lui il martire e il fautore del pensiero libero. Bruno ascoltรฒ la sua sentenza in ginocchio, ma quando questa terminรฒ, balzรฒ in piedi per puntare il dito accusatore contro i giudici che lo mandavano al rogo: โForse tremate piรน voi nel pronunciare questa sentenza che io nellโascoltarlaโ.
Stefano Poma
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