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Settantacinque anni fa, la mattina del 25 aprile 1945, mentre i carri armati alleati mettevano in fuga l’esercito tedesco, gli italiani si svegliarono antifascisti; nellโeuforia generale, che trepidava in quegli istanti che avevano il dolce sapore della rivoluzione, si cancellรฒ un passato nel quale, tutte le istituzione del Paese, dal re, allโesercito, alla chiesa, alla burocrazia, alle universitร , accettarono e incoraggiarono il fascismo.
La mattina del 25 aprile 1945, mentre i rombanti autocarri tedeschi si allontanavano, scomparendo verso nord, i milanesi vennero svegliati dalla ferma e decisa voce di Sandro Pertini, che usciva energica dagli altoparlanti delle radio come il suono grave e solenne di una fanfara: โCittadini, lavoratori! Sciopero generale contro lโoccupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perireโ. Per le strade di Milano tirava un vento freddo, umido e pungente, tipico della pianura lombarda, mentre una fitta nebbia oscurava gli incuriositi milanesi, che riparandosi dietro le tendine delle finestre osservavano la loro deserta cittร , accrescendo lโansia della liberazione. Lo sciopero generale aveva dimostrato che le cose erano cambiate e i primi partigiani cominciarono ad apparire, coi loro vivaci fazzoletti rossi e i mitra a tracolla. I grandi tram, che attraversando le lunghe e illuminate vie avevano sempre rappresentato il cuore della vivace Milano stavano fermi, pesanti sulle loro rotaie, come dei grandi monumenti innalzati in onore allo sciopero generale. Il giorno successivo, sulle pagine del ยซCorriere del Seraยป, Dino Buzzati raccontรฒ cosรฌ lโepisodio: โMigliaia di partigiani erano concentrati in Milano. Sono presenti dovunque. Spesso prendono la parola, festeggiatissimi, annunciando alle maestranze che lโora della liberazione รจ venuta e incitandole a insorgereโ.
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Tuttavia diversi storici, tra i quali il piรน grande storico italiano del Novecento, Renzo De Felice, hanno sostenuto che molti antifascisti diventarono tali soltanto dopo la caduta di Mussolini. Scrisse De Felice: โLa grande maggioranza dei partigiani, anche se non aveva dubbi sullโesito finale, si schierรฒ dalla parte dei vincitori solo il 25 Aprile, fasciandosi il collo con un fazzoletto rossoโ. Dalle sue ricerche emergono dei dati molto lontani da quelli che vorrebbero la quasi totalitร degli italiani, che allโepoca erano poco piรน di 40 milioni, antifascista e partigiana. Quel giorno, nel Nord, si contavano centotrentamila partigiani combattenti e settantaduemila civili che li fiancheggiavano. Luigi Longo, capo della Resistenza comunista al Nord, spietato antifascista che diede lโordine di far fucilare Mussolini, scrisse riguardo ai partigiani che popolavano le campagne: โNei rifugi e nelle baite ospitali alcuni erano paghi di essere riusciti a sfuggire ai tedeschi e di starsene lontani dalle zone dove infuriava la caccia allโuomo; non chiedevano altro, speravano soltanto che la solidarietร popolare e nazionale permettesse loro di durare cosรฌ, fino allโarrivo degli Alleati. Erano dellโopinione che non si doveva fare altro che aspettare il giorno della liberazioneโ. Tre giorni piรน tardi, i corpi di Mussolini e degli altri gerarchi, catturati dai partigiani mentre tentavano di scappare scortati dai soldati della Wehrmacht, vennero issati per i piedi e appesi alle travi di sostegno della tettoia di un distributore di benzina in piazzale Loreto.
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Sacrificando Mussolini, gli italiani che hanno sostenuto il regime per piรน di ventโanni tentavano di liberarsi di uno scomodo passato. โLa parola dโordine รจ: punire. Si ha sete di punizioni perchรฉ si crede con ciรฒ di liberarsi di un triste passato nel quale tutti sono stati benissimo. Ma, naturalmente, ognuno รจ convinto di non essere punito, perchรฉ, il colpevole, รจ sempre il vicino di casaโ, scrisse Leo Longanesi. Nellโeuforia generale che trepidava in quegli istanti che avevano il dolce sapore della rivoluzione, si cancellรฒ un passato nel quale, tutte le istituzione del Paese, dal re, allโesercito, alla Chiesa, alla burocrazia, alle Universitร , accettarono e incoraggiarono il fascismo. Raccontรฒ Indro Montanelli nel suo diario: โIl 29 aprile fui testimone, in piazzale Loreto a Milano, del feroce ludibrio cui furono sottoposti i cadaveri di Mussolini e Claretta, assieme a quelli dei gerarchi fucilati a Dongo. Scene da Messico, che avrebbero potuto travolgere anche me, se mai qualcuno mโavesse riconosciuto e magari indicato come fascista. Rimasi invece confuso tra la folla, un angelo custode mi rese forse invisibile, davanti a quellโindegno spettacolo. Ebbi, una volta di piรน, conferma della crudele volubilitร โ specie qui da noi โ della folla che, osannato Mussolini solo pochi mesi prima al Teatro Lirico, ora ne vituperava le spoglieโ.
Stefano Poma
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