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Il conflitto alle porte
Ottantuno anni fa, il primo settembre 1939, la Germania nazista invadeva la Polonia, accendendo la miccia che fece esplodere la Seconda Guerra Mondiale.ย Mussolini, alleato di Hitler, era a conoscenza dell’impreparazione bellica italiana, la quale aveva lasciato armi e uomini in Abissinia, in Albania e in Spagna, ma decise ugualmente di sfidare Francia e Inghilterra accanto allo spaventoso alleato tedesco.
Una delle scusanti spesso utilizzate per difendere l’operato del duce รจ che costui non fosse stato messo al corrente dei rischi che comportasse la partecipazione dell’Italia al Secondo conflitto mondiale. La questione risulterebbe assai differente. Secondo lo storico francese Renรฉ Girault, i paesi dell’Asse potevano contare su una popolazione di 191 milioni e mezzo di persone, mentre gli altri superavano abbondantemente i 370 milioni. La produzione di acciaio prebellica vedeva gli USA in testa con 51 milioni di tonnellate, l’URSS con 19 milioni e la Gran Bretagna con 13 milioni. La Germania arrivava a produrne 23 milioni, il Giappone sui 6 milioni, mentre l’Italia a malapena 2 milioni e 300 mila. Questi fattori rendevano il rapporto di forze pari a tre a uno a favore delle potenze “alleate”. Per questa ragione, quando il 1ยฐ Settembre del 1939 le truppe tedesche occuparono il Corridoio di Danzica, Mussolini tentรฒ di prendere tempo, forte anche del fatto che la “guerra lampo” aveva ormai assunto delle proporzioni ben piรน gravi. Dopo aver preso atto del fallimento della strategia di appeasement, l’Inghilterra e la Francia cambiarono registro nei confronti di Hitler e, all’indomani dell’invasione della Polonia, dichiararono guerra alla spaventosa Germania. Nell’entourage di Mussolini i sentimenti erano contrastanti. Galeazzo Ciano, uomo di punta del fascismo, provava una forte avversione per Hitler, e provรฒ in tutti i modi ad evitare un coinvolgimento italiano. Cosรฌ il genero del duce manifestรฒ i suoi sentimenti antitedeschi sul suo diario il 31 Dicembre del 1939: ยซLa guerra a fianco della Germania non deve farsi e non si farร mai: sarebbe un crimine e una idiozia. Contro, non ne vedo per ora le ragioni. Comunque, caso mai, contro la Germania. Mai insieme. Questo รจ il mio punto di vista. Quello di Mussolini รจ esattamente il contrario: mai contro e, quando saremo pronti, insieme per abbattere le democrazie, che, invece, sono i soli Paesi con cui si puรฒ fare una politica seria e onestaยป.
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Il duce sapeva che gli interventi in Abissinia, Albania e l’aiuto ai franchisti in Spagna, avevano letteralmente spossato l’Italia che non poteva contare su un sistema dinamico come quello tedesco. Dal canto suo si sentiva vincolato dal rispetto del “Patto d’acciaio”, siglato l’anno prima con tedeschi e giapponesi; dall’altro lato voleva sfruttare a proprio vantaggio la lunga serie di successi militari che da metร anni ’30 costellavano la stella di Hitler. Il suo sogno inconfessabile era quello di giocare un ruolo importante nello scacchiere geopolitico come quello avuto nella Conferenza di Monaco del ’38, dove diede mostra delle sue abilitร dialettiche. Si trattava, perรฒ, di aspettare senza compromettersi troppo. Mussolini, forse, immaginava che l’operazione militare sul fronte francese avrebbe assunto le caratteristiche di una guerra di trincea. Per quanto la macchina bellica tedesca fosse efficiente, egli probabilmente dubitava fortemente che l’esercito tedesco sarebbe riuscito a superare lo sbarramento della linea Maginot.
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Il 10 Marzo 1940, in pieno conflitto, il fuhrer, che voleva a tutti i costi un intervento di Mussolini contro la Francia, pungolรฒ l’orgoglio dell’alleato, paventando il rischio di un ridimensionamento del rango dell’Italia a guerra conclusa. Queste furono le sue parole: ยซL’esito di questa guerra decide anche il futuro dell’Italia! Se questo futuro viene considerato dal Vostro Paese soltanto come il perpetrarsi di un’esistenza da stato europeo di modeste pretese, allora io ho torto. Ma se questo futuro viene considerato alla stregua di una garanzia per l’esistenza del popolo italiano dal punto di vista storico , geopolitico e morale, ossia secondo le esigenze imposte dal diritto di vita del vostro popolo, gli stessi nemici che combattono oggi la Germania vi saranno oggi avversariยป. Queste minacce, unite alle vittorie travolgenti del III Reich, avevano lo scopo di mettere l’Italia di fronte alla scelta di partecipare o meno alla guerra. Il duce si rendeva conto che il momento della scelta si stesse avvicinando inesorabilmente, ed in un promemoria “top-secret” del 31 Marzo scriveva: ยซL’Italia non puรฒ rimanere neutrale per tutta la durata della guerra, senza dimissionare il suo ruolo, senza squalificarsi, senza ridursi al livello di una Svizzera, moltiplicata per dieci. Il problema non รจ quindi di sapere quando e come; si tratta di ritardare il piรน a lungo possibile, compatibilmente con l’onore e la dignitร , la nostra entrata in guerraยป. Alla fine la Germania aggirรฒ la linea Maginot, convincendo Mussolini aย rompere gli indugi e a rischiare il tutto per tutto consegnando la dichiarazione di guerra alla Francia ed alla Gran Bretagna. Fu cosรฌ che giunse l’ora delle decisioni irrevocabili. Era il 10 giugno del 1940 ed il popolo, in una bolgia festante di “eja eja alalalร ” si diresse sul palco della storia a recitare la sua parte in quello che sarร ricordato come il piรน immane dei massacri.
Stefano Carta
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