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L’operazione Erntefest, il massacro della festa del raccolto
Settantasette anni fa, tra il tre e il quattro novembre 1943, mentre la Wehrmacht era in ritirata da est incalzata dall’Armata Rossa,ย i nazisti liquidarono il ghetto di Lublino e il campo di concentramento di Majdanek, fucilando in soli due giorni quarantatremila ebrei.
Il millenovecentoquarantatrรฉ scivolava in Europa con la notizia della rotta tedesca a Stalingrado, ultima cittร sovietica a subire lโassedio dei bombardamenti e delle cannonate della Wehrmacht. I soldati di Hitler, giunti fino alle porte di Mosca, nel loro cammino avevano incontrato comunitร ebraiche sempre piรน numerose tra Polonia e territori sovietici sottratti allโArmata Rossa, arrivando a trascinare sotto il controllo nazista otto milioni e cinquecentomila ebrei, due milioni e mezzo in meno di quanto stimato a Wannsee lโanno precedente, dove i gerarchi avevano messo a punto lโultimo atto della soluzione finale, lo sterminio di tutti gli ebrei dโEuropa. Nel 1939, dopo la conquista della Polonia, i nazisti deportarono gli ebrei delle aree rurali dentro i ghetti delle piรน grandi cittร polacche, degli alti recinti circondati dal filo spinato dove, a partire dal โ41, vennero rinchiusi anche gli altri ebrei provenienti dal resto dโEuropa. Le condizioni di vita nei ghetti divennero presto intollerabili e le condizioni igieniche e sanitarie trasformarono i ghetti in dei grandi cimiteri a cielo aperto, coi cadaveri in putrefazione che diventavano ostacoli da aggirare. Alcuni ebrei riuscirono a fuggire verso i boschi, rischiando di essere scoperti dalle ronde delle pattuglie di polizia. Poi, quando arrivava lโinverno, nei boschi si moriva di fame, la neve rivelava qualunque tipo di movimento e le feci congelate tradivano i nascondigli. Molti ebrei decisero di tornare nei ghetti, ritenendo che lรฌ ci sarebbero state maggiori possibilitร di sopravvivenza rispetto alla vita selvaggia dei boschi. Ma i ghetti straripavano, sia di vivi che di morti. Nel frattempo, lโesercito tedesco arretrava, spinto a far marcia indietro dai carri armati di Stalin.
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Per Heinrich Himmler, Reichsfรผhrer delle SS, era giunto il momento di porre fine alla questione ebraica, accelerando il terribile processo della macchina della morte. I sopravvissuti dovevano essere eliminati e lโordine di Himmler fu terribile: bisognava liquidare lโintero distretto di Lublino, nel quale erano raccolti quasi quarantacinquemila ebrei. Fu cosรฌ, nellโottobre del โ43, che nacque la pianificazione dellโErntefest, letteralmente โLa festa del raccoltoโ. I prigioneri furono subito messi al lavoro: cominciarono a scavare delle enormi fosse, profonde tre metri e larghe due e mezzo. Furono scavate nel terreno con un andamento a zigzag, per far credere ai prigionieri che servissero per difesa dagli attacchi aerei. La sera del 2 novembre, in una sala riunioni straripante, venne spiegato agli ufficiali nazisti quale sarebbe stato il loro compito. Lโimmenso massacro cominciava il giorno successivo, alle prime luci del mattino. Appena il sole scivolava sullโerba lucida, i primi soldati nazisti scortavano gli ebrei dei piccoli campi intorno a Lublino nella loro ultima destinazione: Majdanek. I contingenti tedeschi furono dislocati lungo i due lati della strada che conduceva allโingresso del campo. Al suo interno, gli ufficiali rifornivano i soldati di munizioni. Allโimprovviso, dal grande portone cominciรฒ a spuntare unโininterrotta colonna di ebrei. Mentre lโinfinita colonna di uomini, donne, vecchi e bambini sfilava davanti al cordone di poliziotti, distanti cinque metri lโuno dallโaltro, due camion con altoparlanti diffondevano musica a tutto volume, nel tentativo di coprire il rumore continuo degli spari. Ma inutilmente.
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I prigionieri dovevano raggiungere lโultima fila delle baracche, nella zona piรน estrema del campo. Qui venivano costretti a spogliarsi e infine, con le braccia alzate e in piccoli gruppi, venivano guidati fino alle fosse scavate dietro al campo. Per ogni fossa cโera un plotone dโesecuzione. Dietro ogni tiratore, altri gendarmi riempivano continuamente i caricatori dei fucili mitragliatori. Le fucilazioni avvenivano simultaneamente in tutto il campo. Gli ebrei, nudi, venivano costretti a calarsi nelle fosse e a sdraiarsi sopra i corpi dei prigionieri che erano stati uccisi prima di loro. Spesso, dopo una raffica di mitra, alcuni ebrei rimanevano soltanto feriti e quelli ancora in vita venivano sepolti vivi sotto i cadaveri di quelli fucilati dopo. Quando le fosse erano piene, gli ultimi arrivati dovevano sdraiarsi su pile di cadaveri che raggiungevano i tre metri. Queste operazioni proseguirono ininterrottamente per due giorni e i polacchi che abitavano vicino al campo osservavano il massacro affacciati sui tetti. Al termine del secondo giorno, il problema era quello di eliminare tutti i cadaveri. La maggior parte furono bruciati dentro le fosse, diffondendo per tutta Lublino una puzza terribile di corpi bruciati. Altri ancora venivano dissoterrati e cremati da alcuni ebrei che erano stati momentaneamente lasciati in vita per eseguire il macabro compito. I corpi venivano estratti dalle fosse e trascinati dai cavalli fino al luogo della cremazione, una enorme graticola che misurava quattro metri per otto fatta col vecchio legno delle rotaie. Verso sera i camion cominciavano a lasciare il campo e i poliziotti che in essi venivano trasportati, nel passaggio di fronte al luogo della cremazione mentre questa era in corso, vomitavano dappertutto. Quando ormai si fece buio e la luna dietro le nuvole cariche dโacqua si tingeva di rosso sangue, vennero fucilati anche gli ultimi ebrei. Lโoperazione Erntfest portรฒ allโeliminazione di quarantatremila ebrei.
Stefano Poma
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