L’Universale editore


I Patti Lateranensi

Novantadue anni fa, l’11 febbraio del 1929, Mussolini e il cardinale Gasparri firmavano l’alleanza tra Stato e Chiesa, sancendo la nascita dello Stato del Vaticano e l’obbligatorietร  dello studio della religione cattolica nelle scuole. Il papa, Pio XI, salutรฒ Mussolini come “l’uomo che la provvidenza ci ha fatto incontrare”.

Allโ€™alba del 20 settembre 1870 sessantamila soldati dellโ€™esercito italiano, comandati dal generale Raffaele Cadorna, erano assiepati lungo le mura aureliane, pronte a difendere un debole e impaurito Stato pontificio. I cannoni italiani cominciarono a bombardare quelle alte e possenti mura, dove poco prima gli uomini di Kanzler avevano legato due file di materassi, come ultima e disperata resistenza. Alle nove fu aperta la famosa breccia di Porta Pia, larga trenta metri, e i primi a oltrepassarla furono i reparti dei bersaglieri seguiti da altri reparti della fanteria. โ€œรˆ giร  gran cosa, in questi momenti, aver la forza di scrivere, mentre per le vie di Roma risuonano ancora le grida del primo entusiasmo e della prima gioiaโ€, scrisse il giovane giornalista Edmondo De Amicis a seguito delle truppe.

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Roma veniva conquistata e Papa Ferretti, Pio IX, abbandonava frettolosamente la sua residenza abituale, il Quirinale, chiudendola a chiave, e allโ€™arrivo di Cadorna si dovette trovare un fabbro per aprire il suo grande e pesante portone cinquecentesco. La presa di Roma diede inizio al violento conflitto tra lo Stato pontificio e quello italiano. Il papa non riconosceva lโ€™Italia unita, Roma capitale e la Monarchia dei Savoia. Pochi mesi piรน tardi scriverร  lโ€™enciclica Respicientes ea, nella quale accusava lโ€™esercito sabaudo di aver perpetrato unโ€™invasione โ€œingiusta, nulla, violenta e invalidaโ€ e, nel โ€™74, emanรฒ il Non expedit, nel quale ordinรฒ ai cattolici il divieto di partecipare alle elezioni e alla vita pubblica del Regno. Intanto lโ€™Europa, in piena rivoluzione industriale, trovava una pace inaspettata, un lungo periodo durato dal 1870 al 1914, finito quando il colpo di pistola che assassinรฒ a Sarajevo lโ€™arciduca Francesco Ferdinando riaccese le fiamme nascoste sotto la cenere del periodo della Belle ร‰poque, facendo riprendere in mano, ai popoli europei, quelle armi che avevano smesso di usare dallโ€™ultima guerra franco-prussiana.

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La Grande Guerra sconvolse una giร  tormentata Europa e arrivรฒ cruciale lโ€™anno della svolta, il 1922. Due uomini, due protagonisti assoluti del Novecento, entravano prepotentemente nella scena italiana e mondiale: il 6 febbraio il cardinale Achille Ratti veniva eletto papa col nome di Pio XI e il 30 ottobre Benito Mussolini nominato Primo ministro da Vittorio Emanuele III. Il rapporto tra i due fu fatale e culminรฒ col Concordato, firmato lโ€™11 febbraio del โ€™29. Era un lunedรฌ mattina e diluviava. Mussolini, accompagnato dal corteo ufficiale, si dirigeva verso il palazzo del Laterano, dove lโ€™attendeva il cardinale Gasparri. La penna stilografica in oro con la quale furono firmati gli accordi sanciva la fine della โ€œquestione romanaโ€, cominciata in quel lontano 1870 quando il primo bersagliere di Cadorna mise piede nella Roma pontificia. Il conflitto era finito: ora il pontefice era indipendente e autonomo dietro le mura del piรน piccolo Stato al mondo, quello Vaticano. Il Concordato riconosceva alla Chiesa personalitร  giuridica, venivano riconosciuti i matrimoni religiosi, si istituiva lโ€™ufficio allโ€™insegnamento religioso e una convenzione finanziaria che garantiva un risarcimento in denaro alla Chiesa.

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Mussolini dimostrava al papa la propria disponibilitร  e il pontefice non fu da meno; lo salutรฒ come โ€œlโ€™uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrareโ€ e il 29 agosto del โ€™35, al Congresso nazionale delle infermiere cattoliche, alla vigilia dellโ€™azione militare italiana in Abissinia, appoggio lโ€™impresa imperiale del duce: โ€œLa guerra รจ diventata necessaria per lโ€™espansione di una popolazione che aumenta di giorno in giornoโ€. La conquista del โ€œposto al sole africanoโ€, fatalmente, allontanรฒ Mussolini dalle potenze occidentali e lo avvicinรฒ alla Germania di Hitler, animata fortemente da sentimenti di vendetta e di odio contro i vincitori della Grande Guerra. Due anni piรน tardi, a Trieste, il duce proclamรฒ le leggi razziali e Pio XI, ormai stanco e malato, scrisse un discorso di denuncia contro lโ€™antisemitismo di Hitler e Mussolini, sostenendo che โ€œspiritualmente, noi cristiani, siamo semitiโ€. Quel discorso avrebbe dovuto pronunciarlo lโ€™11 febbraio del โ€™39, dal balcone papale della Basilica di San Pietro, nel decimo anniversario dei Patti Lateranensi e nellโ€™anno cruciale dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Ma il papa, Achille Ratti, morรฌ il giorno prima, a ottantadue anni, portandosi dietro quel discorso di denuncia che aveva deciso di pronunciare quando ormai, per cambiare il destino dโ€™Italia e dโ€™Europa, era troppo tardi.

Stefano Poma

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