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Le popolazioni barbariche e la fine dell’Impero romano
Verso la fine del secondo secolo le popolazioni barbariche cominciarono il loro ingresso all’interno dei confini dell’Impero; una di queste, i goti, duecento anni dopo, sconfisse l’esercito romano nella grande battaglia di Adrianopoli. Fu la fine della Roma imperiale che aveva prosperato e dominato l’Occidente per cinque secoli.
โIn questo nostro tempo, tanto la Dea della giustizia quanto il Dio degli eserciti devono coprirsi la faccia per la vergogna. Quando un barbaro, vestito di pelli, comanda quelli che indossano la clamide; quando un altro di loro, spogliatosi dalla pelliccia di pecora di cui era coperto, veste la toga e discute dellโordine del governo insieme ai magistrati dei romani; quando un altro ancora siede al posto dโonore accanto al console, mentre quelli che ne avrebbero diritto stanno indietro. Questi tali poi, appena usciti dalla sala del Consiglio, si rimettono subito le pellicce e quando incontrano i loro soci si mettono a ridere della toga, dicendo che con quella addosso non si riesce neanche a sguainare la spada. Io mi stupisco di tante cose, ma soprattutto della nostra condotta; perchรฉ qualunque famiglia che abbia solo un pochino di benessere, ha lo schiavo goto. In tutte le case sono goti quello che prepara la tavola, quello che si occupa del forno, quello che porta lโacqua; e gli schiavi accompagnatori, quelli che si caricano sulle spalle gli sgabelli pieghevoli su cui i propri padroni possono sedere per strada, sono tutti goti. Insomma, รจ dimostrato da tanto tempo che questa รจ la razza piรน adatta a servire i romani. Ma che questi uomini alti e biondi, con i loro capelli lunghi, siano i nostri servi in privato e poi ci governino in pubblico รจ davvero incredibile. Il barbaro, non capisce le virtรน. Dallโinizio fino ad ora questa gente non ha fatto altro che ridere di noiโ. Questo straordinario testo di Sinesio di Cirene, vescovo romano vissuto tra il quarto e il quinto secolo dopo Cristo, descrive il disagio subรฌto dai Romani nato con quel fenomeno noto come โle invasioni barbaricheโ.
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Ebbero inizio alla fine del secondo secolo e si costituivano in carovane, composte da decine di migliaia di individui. I guerrieri a cavallo precedevano e seguivano i carri, nei quali trovavano riparo donne, vecchi e bambini. Passando di conquista in conquista, le prime popolazioni barbare che presero a spallate i romani, gli ostrogoti e i visigoti, formavano un esercito che seminerร il panico nellโImpero: quello goto. I combattimenti avranno il loro culmine con la grande battaglia di Adrianopoli, lโepico scontro fra lโesercito goto e quello romano. La battaglia si tenne il 9 agosto 378 nei dintorni di Adrianopoli, nellโattuale cittร turca di Edirne, al confine con Grecia e Bulgaria. I romani lasciarono le proprie salmerie in cittร e in quel giorno afoso marciarono per diciassette chilometri, mentre i goti, semplicemente, aspettavano. Numerosi tentativi di trattativa del visigoto Fritigerno furono respinti con superioritร dai generali romani, sicuri nella vittoria. Uno scopo di questi ultimi sforzi diplomatici era quello di guadagnare tempo fino a quando la cavalleria dei goti ancรณra marciante si fosse unita allโesercito, ma Fritigerno voleva anche evitare il peggio. Tuttavia, lโimperatore romano Valente aprรฌ le ostilitร . Lโavanzata fu punita amaramente dalla cavalleria nemica, che era arrivata al momento giusto. Lโala sinistra, spostata in avanti, si trovรฒ improvvisamente senza copertura e fu annientata, e alla fine anche lโala destra fu sconfitta. I romani subirono una pesante disfatta , due terzi dei tre o quattromila soldati morirono. Valente, che combattรฉ fino allโultimo, fu colpito da una freccia e cadde tra i soldati semplici e il suo cadavere non fu piรน ritrovato.
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Ammiano Marcellino, storico romano, scriverร : โDopo la battaglia apportatrice di morte quando la notte aveva riempito di tenebre la terra, i superstiti si trascinavano chi a destra, chi a sinistra oppure dove la paura lo aveva tratto, ognuno cercava invano chi gli era stato amico e compagno, ma in realtร nulla potevano aver di mira allโinfuori di sรฉ stessi perchรฉ pensavano di avere sul collo le spade dei nemici. Se pur lontane, si udivano le grida miserevoli di chi era stato abbandonato, i singhiozzi dei moribondi, i pianti tormentosi dei feritiโ. Lโimperatore Valente, ferito, cercรฒ rifugiรฒ allโinterno di una capanna alla quale i goti diedero fuoco; i due terzi dellโesercito imperiale e trentasette generali persero la vita, nel vano tentativo di difendere il piรน grande Impero della Storia. Il nuovo imperatore, Teodosio I, inaugurava la politica dellโesercito mercenario, composto per lo piรน da cavalieri barbari. Il grande Impero romano era finito.
Stefano Poma
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