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Un libro al giorno: Carlo Magno e Desiderio, la sconfitta dei longobardi
L’assedio di Pavia fu uno scontro epocale che ispirรฒ lโimmaginario collettivo e popolare come fecero le grandi tragedie greche. Carlo Magno, col suo esercito carico di ferro lucente, sconfisse i longobardi di Desiderio; per sempre.
Questo scritto di Alessandro Manzoni non รจ un articolo giornalistico; esso comparve come antefatto nella tragedia โAdelchiโ, pubblicata nel 1822, nella quale lโautore raccontava le drammatiche vicende del figlio dellโultimo re dei longobardi Desiderio, riparatosi a Verona per fuggire al potente esercito di Carlo Magno che, dopo aver superato le Alpi, si spingeva velocemente verso sud, fagocitando tutto quello che incontrava sul suo cammino. Data lโimportanza dellโevento, che mise fine al regno longobardo, e quella dellโautore, abbiamo deciso di inserirlo in questa collana riguardante il grande giornalismo italiano, considerandolo un prezioso elaborato informativo di natura storica.
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Tutto cominciรฒ verso la metร del Settecento, quando sia Pipino il Breve, re dei franchi che aveva ereditato dal padre un esercito formidabile, che Astolfo, re dei longobardi, decisero di espandere i propri territori. Astolfo, coi suoi uomini carichi di armature, si avvicinava prepotentemente verso Roma e il papa, Stefano II, si rivolse a Pipino, il quale scese in Italia annientando le truppe del re longobardo e sconfiggendolo nel 756. In quello stesso anno Astolfo morรฌ cadendo da cavallo e tra i due regni fiorirono quindici anni di pace. Ora, sotto le corone dei due regni, cโerano Carlo Magno e Desiderio, imparentati tra loro perchรฉ il primo sposรฒ la figlia del secondo, la bella principessa Ermengarda. Ma il matrimonio durรฒ soltanto un anno, e Carlo, determinato nellโabbracciare una politica ostile nei confronti dei longobardi, la ripudiรฒ nellโanno 771, e scacciรฒ la vedova di suo fratello Carlomanno, Gerberga, anchโessa figlia di Desiderio, la quale, insieme ai figli, tornรฒ dal padre in Italia. I dissapori erano ormai cominciati e il re longobardo mosse un attacco verso Roma, costringendo il nuovo pontefice, Adriano, a chiedere lโaiuto di Carlo. Questโultimo, deciso ad annientare definitivamente lโex suocero, nellโestate del 773 attraversรฒ le Alpi col suo immenso esercito fatto di ferro, in unโimpresa epica che ricordava quella di Annibale: โAh, quanto รจ stato difficile il passaggio delle Alpi e con quanta fatica i franchi hanno superato quella catena di montagne inaccessibili, quei picchi alti fino al cielo e quelle rocce impervieโ, scrisse Eginardo, il biografo di Carlo Magno.
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Lโesercito dei franchi era diviso in due grandi armate. Una era comandata da Carlo, lโaltra da suo zio Bernardo. Il primo varcรฒ le Alpi al Gran San Bernardo, il secondo al Moncenisio. Desiderio attaccรฒ Carlo, mentre il figlio Adelchi puntรฒ verso Bernardo, soccombendo ai suoi soldati. Lo zio di Carlo, a quel punto, puntรฒ verso Pavia, dove tutti i longobardi si rifugiarono per fuggire allโinseguimento dei franchi. Una volta entrati dentro la cittร chiusero le grandi porte e, in preda al terrore, si prepararono a sostenere lโassedio. Resistettero per dieci lunghi mesi ma alla fine, Carlo, riuscรฌ ad espugnare la capitale longobarda. Questo memorabile evento, carico di passione e di eroismo, suscitรฒ un grande interesse nei posteri, i quali arricchivano quei grandi momenti storici con dei particolari fantasiosi, facendoli diventare leggendari. Lโassedio di Pavia ispirรฒ lโimmaginario collettivo e popolare cosรฌ come fecero le grandi tragedie greche, e, data la sua epicitร , il suo svolgimento tragico, il suo finale mitologico, il suo racconto veniva tramandato di generazione in generazione. Si raccontava che Desiderio salรฌ sulla torre piรน alta di Pavia insieme a un nobile franco, Ogier il danese, e che, riparati su una finestrella che stava in cima, osservavano il potente esercito franco che si avvicinava. โScendiamo giรน e nascondiamoci sotto terra, per non vedere il furore dโun avversario cosรฌ formidabileโ, balbettรฒ singhiozzando Desiderio. โNon ancoraโ, rispose Ogier che conosceva bene Carlo, โquando vedrai una messe di ferro spuntare nei campi, e il Po e il Ticino neri di ferro inondare le mura della cittร come i flutti del mare, allora forse vorrร dire che Carlo sta arrivandoโ. Appena finรฌ, da Occidente apparve un sinistro temporale accompagnato da delle grandi nubi nere, che trasformรฒ la luce del giorno in paurosa ombra. E fu allora che videro il ferreo Carlo, crestato dโun elmo di ferro, alle braccia maniche di ferro, il ferreo petto e le spalle protetti da una corazza di ferro, una lancia di ferro levata alta con la sinistra. La parte esterna delle cosce, che gli altri portavano senza corazza per salire piรน facilmente a cavallo, in lui era protetta da lamine di ferro. Tutto lโesercito era fatto di ferro. Nello scudo non si vedeva altro che ferro. Anche il cavallo di Carlo, per lโanimositร e il colore, splendeva di ferro. Il ferro riempiva i campi e le pianure. I raggi del sole si riflettevano nella lunga e compatta schiera di ferro. Al gelido ferro dei franchi, sโinchinava il raggelato popolo longobardo. Il balenรฌo del ferro illuminรฒ lโoscuritร e Desiderio si arrese, mentre echeggiava il confuso clamore dei cittadini di Pavia: โOh, il ferro! Ohimรจ, il ferro!โ.
Stefano Poma
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