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Un libro al giorno: L’Italia nella guerra dei Boxer, l’imperialismo italiano in Estremo Oriente tra XIX e XX secolo
All’alba del XX secolo anche l’Italia riuscì a piantare il suo tricolore nella lontana e misteriosa Cina, combattendo contro una setta segreta di artisti marziali ritenuti invincibili.
Fine del presente lavoro è stato focalizzare l’attenzione sulla politica imperialista del Regno d’Italia in Cina negli anni a cavallo tra XIX e XX secolo, con particolare riguardo alle vicende relative alla Guerra dei Boxer. La partecipazione italiana al conflitto internazionale che contrappose le maggiori potenze mondiali e l’immenso ma decadente impero manciù, costituì infatti l’esito risolutivo dei maldestri tentativi del governo di Roma di inserirsi con successo nella gara per le concessioni di fine secolo. Nelle pagine seguenti vedremo come il coinvolgimento dell’Italia nelle complesse dinamiche geopolitiche dell’Estremo Oriente, lungi dal soddisfare esigenze di natura strategica, rispondeva a meri interessi di prestigio nazionale. Tale tensione, che avrebbe accompagnato l’imperialismo italiano per tutto il corso dell’età liberale, assunse nel contesto cinese caratteristiche ancora più marcate. La questione di Sanmun e la Guerra dei Boxer si collocano infatti negli anni immediatamente successivi alla disfatta militare di Adua, che aveva fortemente compromesso le velleità imperiali italiane. La ricerca di un riscatto nazionale in Estremo Oriente, in un contesto estraneo al raggio d’azione degli interessi geopolitici di Roma, rispondeva pertanto alla pressante esigenza di riaffermare lo status di “grande potenza” del giovane regno su scala internazionale.
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Altro aspetto importante – ma poco noto – sulla parabola coloniale in Cina, fu il ruolo svolto dal nostro paese nell’irrigidimento del governo manciù nei confronti delle potenze occidentali, le cui relazioni, già tese, si sarebbero ulteriormente deteriorate nel corso della prima metà del 1900, per poi sfociare nell’aperto conflitto. La natura multipolare della storia dell’imperialismo occidentale in Estremo Oriente ha reso perciò necessario l’estensione del campo di indagine ad una pluralità di soggetti e fenomeni storici che spaziano dall’ambito regionale a quello continentale, lungo una traiettoria temporale di circa mezzo secolo. Di conseguenza, al fine di soddisfare al meglio la duplice esigenza di fornire un quadro esaustivo del colonialismo in Cina, e della particolare esperienza italiana, ho ritenuto opportuno suddividere il lavoro in due parti distinte, ciascuna delle quali composta da due capitoli. La prima sezione sarà dedicata alla storia della Cina nell’epoca del Treaty System, ovvero lungo l’arco cronologico compreso tra le Guerre dell’Oppio di metà XIX secolo, e la Guerra dei Boxer del 1900. Oltre alla consultazione di opere storiografiche classiche, la trattazione dei principali eventi politici si è avvalsa dei più recenti contributispecialistici, tra cui spicca lo studio a vocazione multinazionale dello storico cinese Lanxin Xiang, indispensabile per comprendere le complesse dinamiche diplomatiche che trascinarono la Cina in guerra con le maggiori potenze mondiali.
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I capitoli 3 e 4 al contrario si focalizzeranno sulla politica estera di Roma in Estremo Oriente dal 1866 al 1906, rispettivamente la data del primo trattato bilaterale tra Italia e Cina e quella della sua mancata revisione. A cavallo dei due secoli si consumerà la stagione più intensa dell’imperialismo italiano in Cina, inaugurata dalla fallimentare questione dell’affitto della baia di Sanmun e conclusasi con la vittoriosa partecipazione dei militari italiani nella Guerra dei Boxer. Gran parte delle vicende inerenti alla seconda parte dello studio sono state analizzate attraverso la consultazione di fonti primarie edite, tra cui spiccano i Documenti Diplomatici Italiani – in particolare i volumi III, IV e V della terza serie -, che danno grande risalto alla crisi cinese di fine secolo. Una menzione particolare va riservata, inoltre, alle preziose memorie del ministro d’Italia a Pechino, Giuseppe Salvago Raggi. Per ciò che concerne l’impianto interpretativo del mio lavoro, esso si basa in gran parte sui risultati emersi dallo studio comparativo tra l’imperialismo tedesco e italiano in Cina condotto dallo storico serbo Uroš Urošević. Fatta salva la validità delle sue considerazioni generali sulla politica imperialista italiana, da parte mia ho cercato di contribuire alla discussione mettendo in risalto il ruolo delle forze armate nella tutela degli interessi nazionali – reali o presunti che fossero – nel teatro estremorientale. Tali valutazioni saranno esposte dettagliatamente nelle conclusioni finali del libro.
Enrico Spiga
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