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Il 1994 e il genocidio del Ruanda
Ventisette anni fa, il 6 aprile 1994, cominciava uno dei piรน sanguinosi episodi della storia dell’Africa del Novecento, nel quale vennero terribilmente massacrate cinquecentomila persone.
Il 6 Aprile del 1994 lโaereo del Presidente hutu del Ruanda, Juvรฉnal Habyarimana, fu abbattuto presso lโaeroporto di Kigali. Nelle ore che seguirono lโattentato, la maggioranza hutu diede inizio allo sterminio della minoranza tutzi. Il Ruanda fu travolto da unโondata di violenza. I cittadini del clan hutu iniziarono una vera e propria caccia allโuomo. Tutti parteciparono, nessun uomo, donna o bambino tutzi fu risparmiato. Per cento giorni unโinspiegabile follia omicida conquistรฒ i cittadini ruandesi. Ogni ceto sociale fu spinto ad uccidere, ad inseguire e perseguitare qualsiasi persona appartenesse o sostenesse la fazione degli โscarafaggiโ, come venivano chiamati. Per il massacro furono usate poco le armi da fuoco, soprattutto armi rudimentali e, in particolar modo, i machete. I peggiori crimini furono commessi nelle chiese dove i credenti Tutzi si rifugiarono convinti che i persecutori non avrebbero violato la sacralitร della struttura religiosa; infatti, non violarono le porte, ma si divertirono a sterminarli lanciando granate attraverso le finestre per poi accanirsi su cadaveri e persone mutilate. Donne stuprate senza pietร per essere in seguito decapitate e gettate nelle fosse comuni. Lโaspetto piรน macabro, probabilmente, fu che i bambini furono lasciati finire dalle suore che, per paura di finire come loro o per vocazione razzista, uccisero migliaia di innocenti senza batter ciglio.
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A testimoniare lโinaudita violenza di questo tragico evento, il dato secondo il quale, nei tre mesi della follia ruandese, vennero uccise una media di trecentotrentatre persone ogni ora; quasi cinque vite ogni minuto. Nessuno si oppose, nessuno cercรฒ di aiutarli. Sembrava che qualche male arcano si fosse impossessato della popolazione hutu e nessuno riusciva a spiegare razionalmente il perchรฉ di tale gesto. In realtร , i responsabili della tragedia sono ben visibili ora che il tribunale Ad Hoc dellโONU, dopo ventโanni, ha dato il via al processo contro i responsabili. Gli autori di questo massacro erano a lavoro da molto tempo con un piano capillare ed efficace; il fatto piรน sconcertante era che i responsabili ONU ne erano al corrente. Il sovraintendente Romรฉo Dallaire, comandante canadese dei caschi blu in Ruanda, mesi prima che iniziasse lโinferno, cercรฒ invano di mettere al corrente gli organi superiori del pericolo; scrisse e riferรฌ delle liste nere e degli arsenali segreti, chiese addirittura una task force per evitare lโescalation di violenza. Nulla da fare. In quel periodo, si tenevano le prime elezioni democratiche in Sud Africa, il simbolo della fine della segregazione razziale; il mondo non sembrava osservare altro. Il comandante Dallaire continuรฒ a sollecitare la sede centrale di New York, per avvertire della minaccia e cercare un modo per prevenirla; dalla commissione per il mantenimento della pace, presieduta da Kofi Hannan (futuro Segretario Generale Onu), respinsero ogni richiesta di rinforzi e ogni avvertimento. Non vollero ammettere che in Ruanda esistessero minacce reali al mantenimento della pace e dei diritti umani.
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Anche i media, seppur con una tecnologia minore rispetto a quella odierna, avrebbero potuto agire in modo piรน efficace; lo scoop perรฒ erano sempre le elezioni sudafricane e, a parte qualche articolo dโopinione, non si spese una parola per la tragedia ruandese. Cosรฌ, tra chi non vide e chi fece finta di non vedere, si consumรฒ il piรน grande genocidio della storia dellโumanitร dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il mondo si accorse della tragedia troppo tardi, perchรฉ volle esso stesso ignorarlo fino a quel momento; lโOnu tentรฒ di rimediare con una task force francese in una missione di Peace-keeping, la quale aiutรฒ solo i profughi hutu a fuggire dal Ruanda. Secondo una ricerca di Amnesty, i bambini che sono sopravvissuti al genocidio hanno assistito nella loro totalitร ad episodi di violenza e quasi due terzi hanno visto mutilazioni e ricevuto minacce di morte. Oggi, a ventโanni dal genocidio, il processo contro i responsabili si รจ appena aperto, mentre gli hutu pentiti e i pochi tutzi sopravvissuti cercano di tornare alla vita di tutti i giorni, anche se la ferita rimane aperta; come impunita rimane la responsabilitร dei dirigenti ONU, i quali vennero informati per tempo da fonti sicure e appartenenti allโorganizzazione e che ignorarono senza alcuna spiegazione logica.
Gregory Marinucci
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