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Il Patto d’Acciaio
Ottantadue anni fa, il 22 maggio 1939, lโItalia fascista e la Germania nazista, a Berlino, presso la Cancelleria del Reich, siglavano la loro sciagurata amicizia, un’alleanza difensiva e offensiva tre mesi prima dellโattacco tedesco alla Polonia e lo scoppio del secondo conflitto mondiale.
Ottantadue anni fa, il 22 maggio 1939, i ministri degli Esteri di Italia e Germania, il genero del duce Galeazzo Ciano e Joachim von Ribbentrop, firmavano a Berlino il โPatto dโacciaioโ. Ciano si presentรฒ in Germania con un foglietto nel quale aveva appuntato le istruzioni di Mussolini. Il Duce insistette sul fatto che lโItalia non sarebbe stata pronta per unโeventuale guerra prima del โ43. Prima era necessario pacificare lโAlbania e lโEtiopia, completare la costruzione di sei corazzate, migliorare lโartiglieria e rinnovare un esercito che utilizzava ancora il fucile modello 1891 a tracolla.
Scrisse in quei giorni Ciano nel suo diario: โ21-23 maggio 1939. Arrivo a Berlino. Grandi manifestazioni nelle quali si riconosce un calore che รจ spontaneo. Primo colloquio con Ribbentrop. Niente di mutato nei confronti di quanto fu detto e deciso a Milano. Ripete l’intenzione e l’interesse della Germania ad assicurarsi un lungo โ almeno tre anni โ periodo di pace. Insiste molto sull’opportunitร di avvincere al nostro sistema anche il Giappone. Egli ritiene che la Russia sia debole e che non possa dare grande aiuto alle democrazie occidentali anche se finirร col prendere posizione con loro. Parla anche della situazione turca. ร stato suggestionato da quel leggerone di Von Papen e ritiene quindi che l’atteggiamento turco sia stato determinato dalla paura dell’Italia. Gli provo con documenti originali turchi, intercettati dal nostro servizio informazioni, che l’ostilitร ottomana รจ diretta anche contro la Germania. Infine parlo della Jugoslavia. Dico che i colloqui di Roma non sono stati sostanzialmente soddisfacenti anche se formalmente sono apparsi tali. Dichiaro che noi non prenderemo iniziative antijugoslave fino a quando Belgrado farร una politica corretta verso l’Asse, ma che rivedremo subito il nostro atteggiamento se Belgrado inclinerร verso le democrazie. Aggiungo che un movimento interno dei Croati non puรฒ lasciarci indifferenti. Ribbentrop approva ma vedo che fondamentalmente preferirebbe il mantenimento dello statu quo jugoslavo. Himmler, invece, mi dice nettamente che noi dobbiamo far presto a stabilire il nostro protettorato sulla Croazia. Col Fรผhrer ripetiamo piรน o meno gli stessi discorsi. Si dichiara molto lieto del Patto e conferma che la politica mediterranea sarร diretta dall’Italia. Si interessa dell’Albania ed รจ entusiasta del nostro programma di farne una roccaforte che domini inesorabilmente i Balcani. L’ho trovato bene, molto sereno, meno aggressivo. Un po’ invecchiato. Gli occhi sono piรน profondamente segnati. Dorme poco. Sempre meno. E passa gran parte delle ore notturne circondato da collaboratori e amici. La signora Gรถbbels che รจ un’assidua di queste riunioni e che se ne sente molto onorata, mi descriveva la cosa, non riuscendo a nascondere un vago senso di noia per la monotonia delle riunioni. Parla quasi sempre lui. E โ si ha un bell’essere il Fรผhrer โ si finisce sempre col ripetere le stesse cose e con l’annoiare gli ascoltatori. Per la prima volta ho sentito far cenno nei circoli intimi alla simpatia del Fรผhrer per una bella ragazza: ha vent’anni, due grandi occhi sereni, un viso regolare ed un corpo magnifico. Si chiama Sigrid von Lappers. Si vedono spesso, anche a quattr’occhi. La cerimonia della firma รจ stata molto solenne e il Fรผhrer era veramente commosso. Gรถring, la cui posizione รจ sempre altissima ma non piรน in ascesa, ha avuto le lacrime agli occhi quando ha visto il collare dell’Annunziata al collo di Ribbentrop. Von Mackensen mi ha raccontato che gli ha fatto una scenata, dicendo che spettava a lui, solo e vero promotore dell’Alleanza. Ho promesso a Mackensen che mi darรฒ da fare perchรฉ anch’egli possa ottenerlo. Himmler ha parlato a lungo delle relazioni con la Chiesa. V’รจ simpatia per il nuovo Pontefice e si ritiene possibile un modus vivendi. L’ho incoraggiato su questa strada dicendo che anche ai fini della popolaritร dell’Asse un accordo tra Reich e Vaticano sarร utile. Ribbentrop si sta affermando. Hitler ha detto alla Signora Attolico, parlando di lui: “Dopo tante polemiche, devo ormai riconoscere che quell’uomo ha una grande testa”.
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