L’Universale editore


L’almanacco de «Il Caffè»: 1571, la battaglia di Lepanto

La vittoria della Lega Santa contro l’Impero ottomano non ebbe particolari conseguenze politiche, ma rimarrà per sempre scolpita nella Storia come momento di unità della civiltà cristiana contro l’Impero ottomano

 

All’alba del 7 ottobre 1571, esattamente quattrocentocinquanta anni fa, aveva inizio, nelle acque di Lepanto, di fronte al Peloponneso, una delle più grandi battaglie navali della storia, frutto degli sforzi della Cristianità controriformistica. A fronteggiarsi la flotta della Lega Santa, costituitasi un anno prima tra lo Stato della Chiesa, la Spagna e le Repubblicane di Venezia Genova contro la flotta turca. La flotta cristiana era composta da 208 galee, quella turca da 230. La superiorità numerica, gli ordini avuti dal sultano e il suo temperamento personale indussero il comandante in capo della flotta turca, Alì, a non sottrarsi al combattimento, sebbene non poche voci si erano espresse in senso contrario. I Veneziani avevano investito in tecnologia, innovando il proprio parco di armi da fuoco ma, soprattutto, sulla costruzione di una vera arma segreta: la galeazza, una galea più alta e più lunga di quelle normali e, per questo, praticamente inabbordabile. Su di essa erano sistemati i tradizionali cannoni laterali, ma anche altri quattro cannoni, due a poppa e due a prua, che le permettevano di sparare da qualsiasi posizione. Mentre le flotte si avvicinavano fu inalberato sulla galea del comandante in capo dell’armata cristiana lo stendardo della Lega Santa, offerto da san Pio V, che recava in campo cremisi il Crocifisso con – ai piedi –  le armi del Pontefice, di Venezia e della Spagna. A bordo, i cappellani confessavano e i capitani incitavano; gli equipaggi lanciavano grida di guerra. La battaglia di Lepanto si risolse in una grande disfatta dei turchi, che misero in salvo appena trenta galee e persero circa 35.000 uomini tra morti, feriti e prigionieri. I cristiani liberarono inoltre 15.000 forzati imbarcati come rematori nelle stive turche. Soltanto trenta navi turche riuscirono a fuggire, delle altre, centodiciassette catturate e divise tra gli Stati membri della Lega e le rimanenti andarono distrutte! Il Papa, quando ricevette dal nunzio veneziano la notizia della vittoria, proruppe in lacrime e ripeté le parole della Scrittura: «fuit homo missus a Deo cui nomen erat Johannes». Il re Filippo II stava assistendo ai vespri nella cappella del suo palazzo, quando entrò l’ambasciatore veneziano, proprio mentre veniva intonato il “Magnificat”, gridando «Vittoria! Vittoria!» Esemplare la reazione del senato veneto: «Non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosarii victores nos fecit», ovvero «non il valore, non le armi, non i condottieri, ma la Madonna del Rosario ci ha fatto vincitori». Infatti la vittoria di Lepanto era avvenuta proprio nel giorno in cui si celebra la Beata Vergine del Rosario.

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