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L’almanacco de «il Caffè»: 1989, la caduta del Muro di Berlino
Era la fine della Guerra fredda e quel muro in frantumi fu l’inizio di una nuova era che cambiò il mondo
È stato per 28 lunghi anni il simbolo della divisione del mondo, un muro che tagliava in due la città di Berlino. Quel muro abbattuto la sera del 9 novembre 1989 è un evento che rappresenta il ‘900. A gennaio dello stesso anno, Erich Honecker, il capo di Stato e leader della DDR, aveva preconizzato altri “cento anni di Muro”. Che l’aria stasse cambiando lo si capì il 18 ottobre, quando lo stesso Honecker si era precipitosamente dimesso, lasciando il posto a Egon Krenz, il nuovo Presidente del Consiglio di Stato, che aveva preannunciato “una svolta”. Quell’epilogo arrivò al margine di una conferenza stampa serale, quando il ministro della Propaganda Guenter Schabowski, annunciò improvvisamente un’apertura: la libertà di viaggio verso l’ovest. In pratica si poteva, da subito, oltrepassare il Muro. Appena appresa la notizia, il popolo inondò il confine, deciso a cancellare dalla faccia della città quel triste simbolo lungo 155 km , eretto in una notte, fra il 12 e il 13 agosto del 1961, per mettere freno all’esodo verso l’ovest. Le guardie, colte di sorpresa da un afflusso così massiccio, chiesero ordini su come comportarsi, ma intanto alzarono le sbarre bianche e rosse, permettendo a tutti di passare senza controlli. Con la caduta del Muro di Berlino, la Guerra fredda era finita. La fine della guerra fredda, la frammentazione dell’Urss, la caduta dell’impero sovietico: dal 9 novembre 1989 il mondo non fu più lo stesso.
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