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Il 20 novembre 1972 ci lasciava un genio: ENNIO FLAIANO
In occasione dell’anniversario della scomparsa di Ennio Flaiano, riproponiamo l’articoloย del nostro redattore Vincenzo Mangione pubblicato nel nยฐ12 del settimanale dedicato ai grandi giornalisti.
Definire Ennio Flaiano un giornalista รจ un poโ riduttivo: รจ stato un raffinato intellettuale poliedrico. Un eccellente sceneggiatore, scrittore, giornalista, umorista, critico cinematografico e drammaturgo. La sua genialitร letteraria consisteva essenzialmente in brevi racconti, invenzioni satiriche, aforismi e notazioni di costume tratte dalla costante osservazione della realtร italiana e fondamento di quell’ininterrotto diario di un moderno moralista libero dagli obblighi di una forma letteraria definita quale quella del romanzo, del racconto lungo o dellaย piรจceย teatrale.
Ennio Flaiano, ultimo di sette fratelli, nacque a Pescara il 5 marzo 1910 da Cetteo, commerciante e da Francesca Di Michele. Non ebbe unโinfanzia molto felice: il padre era legato ad un’altra donna (con cui poi andรฒ a vivere) e la madre, in una situazione familiare abbastanza compromessa, mandรฒ il piccolo Ennio presso un’altra famiglia a Camerino e poi girovagรฒ in vari collegi da Senigallia a Fermo e Chieti.
Bocciato agli esami di licenza nel 1927, l’anno successivo riuscรฌ a ottenere il diploma del liceo artistico e si iscrisse alla facoltร di architettura che frequentรฒ svogliatamente per un paio d’anni per poi abbandonare gli studi prima della laurea.
Possiamo individuare due letture, fatte dal piccolo Ennio intorno ai dodici anni, capaci di seminare il germe della scrittura nel suo terreno fertile: ยซIl corvoยปย di Edgar Allan Poe (di cui curรฒ in seguito una traduzione nel 1935) eย ยซMadame Bovaryยปย di Gustave Flaubert. Questi libri presentano caratteri particolarmente congeniali alla sensibilitร del futuro autore: l’invenzione fantastica, il senso del grottesco, il fondo disperato del primo, l’approccio alla realtร razionale, lucido, accuratissimo del secondo.
L’esordio nel giornalismo fu quanto meno casuale ma significativo: nel 1931 Mario Pannunzio gli propose sul settimanale โOggiโ una recensione al volume di racconti di Pier Antonio Quarantotti-Gambini,ย ยซI nostri similiยป. La sua vita professionale fu un continuo incontrarsi, collaborare, lasciarsi per poi ritrovarsi con due colossi come Leo Longanesi e Mario Pannunzio. Durante la collaborazione aย โOccidenteโย di Armando Ghelardini recensรฌ libri di Aldous Huxley, Sherwood Anderson, ยซFigli e amantiยป di David Herbert Lawrence, ovvero una serie di titoli per quellโepoca decisamente controcorrente e poco gradite alla cultura di regime.
Fu critico teatrale e cinematografico su โOggiโ e poi su โIl Mondoโย e suย โL’Europeoโ potendo contare su una competenza specifica e un’approfondita conoscenza tecnica dei meccanismi interni dei linguaggi cinematografico e teatrale. Fu uno sceneggiatore importante nel cinema italiano come ad esempio alcuni film popolari negli anni โ50 con Totรฒ o altri capolavori come ยซLa dolce vitaยป che ebbero tra gliย sceneggiatori appunto Flaiano, Fellini e Pasolini. Questo approccio contribuรฌ alla sviluppo della sua natura intellettuale dell’aforisma brillante, della divagazione fantasiosa, umoristica e umorale che prende spunto da un personaggio e dal suo interprete o da un argomento specifico dello spettacolo, ma anche dalla cornice che gli รจ intorno: il pubblico, cinema o teatro. Lui stesso si รจ sempre definito uno scrittore โpigroโ ma questa รจ soltanto una maschera che Flaiano si divertiva abilmente a indossare.
La sua infanzia molto travagliata, costretto a girovagare sballottato da un collegio allโaltro e poi la malattia di sua figlia Luisa, detta Lelรจ, afflitta, fin dai primi mesi di vita, da una grave forma di encefalopatia, incisero fortemente nellโanimo e nello spirito di Flaiano e accentuarono il lato malinconico e pessimista del suo carattere tenuto volutamente nascosto dietro l’apparenza socievole e brillante della sua scrittura. Una scrittura, solo apparentemente superficiale, che, in realtร , nasconde uno stile ben determinato. In tutta la sua variegata attivitร praticรฒ una scrittura molto curata, d’impianto classico, che nulla aveva della sciatteria di un certo neorealismo letterario del tempo preferendo esercitare la sua ricca fantasia e l’estro nella sostanza dei contenuti piuttosto che nell’elaborazione formale. Ad un piรน approfondito esame di tutta la sua produzione, anche quella inedita al momento della morte, dietro l’apparente frammentarietร , emerge la sostanziale omogeneitร della sua ispirazione di moralista classico. La sua affermazione ยซNon sono nato per fare lo scrittore, nรฉ so scrivere. Scrivere รจ una fatica laboriosissimaยป va ovviamente contestualizzata e non puรฒ essere lasciata in sospeso, isolata, come spesso accade con le frasi di Flaiano citate come uno dei suoi aforismi. ยซSe uno si abitua ad architettare e scalettare una storia – dichiarรฒ in unโintervista a Alighieroย Chiusano – il guaio รจ che poi non resta nรฉ il tempo, nรฉ la voglia di scriverla, specie se si รจย pigri per naturaย come meยป dilettandosi ancora una volta a ostentare la sua maschera in pubblico. ยซIl difetto principale dello scrittore italiano รจ quello di voler scrivere bene. Io cerco di scrivere male โappostaโ, nel tentativo di farmi capireยป, spiegรฒ a Gianni Rosati continuando a giocare amabilmente con la sua maschera, ma dimostrando che il suo principale obiettivo fosse quello di voler comunicare con il lettore.
Forse รจ proprio per favorire una comunicazione piรน chiara e diretta che Flaiano preferisce la forma breve.ย Non a caso scrisse un solo romanzo ยซTempo di uccidereยป, pubblicato nel 1947 dalla casa editrice dellโamicoย Leo Longanesi,ย con cui ha vintoย la prima edizione del โpremio Stregaโ. Un testo che, apparso in pieno clima neorealista, si รจ fatto notare per il suo spirito innovativo e originale. Nonostante sia ambientato durante una guerra colonizzatrice nellโAfrica Orientale, dove lo stesso Flaiano come ufficiale del Genio aveva preso parte, il libro presentaย tratti onirici e fortemente surreali, tanto che si รจ parlato di โrealismo allegoricoโ, โrealismo dei sentimentiโ, โsurrealismo mistico e miticoโ, di โromanzo profeticoโ. Racconta lโavventura di un uomo che si trova afflitto improvvisamente da un fastidioso mal di denti. Da questo evento, banale e comune, si innescano poi una serie di episodi inaspettati che lo portano a incontrare unโindigena con il turbante con la quale si unirร carnalmente e che ucciderร per errore scoprendo in seguito che era affetta da lebbra. Scatta quindi il terrore di aver contratto la malattia. Lโuomo scappa e inizia una peregrinazione assurda che si concluderร con il suo ritorno in Italia. Sebbene scopra di non essere stato contagiato, persiste perรฒ il senso di angoscia e i rimorsi per le azioni compiute in guerra. ยซForse non si tratta piรน di lebbra, si tratta di un male piรน sottile e invincibile ancora, quello che ci procuriamo quando lโesperienza ci porta cioรจ a scoprire quello che noi siamo veramente. Io credo che questo sia non soltanto drammatico, ma addirittura tragicoยป. Potremo trovare nel romanzo un ventaglio di temi ripresi poi nelle sue successive opere comeย lโerrore, lโinettitudine, la colpa, la malattia e, ancora una volta,ย il rapporto con la parola. ยซIoย credoย soltanto nellaย parola. Sognatore รจ unย uomoย con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvoleยป lascia detto tra le pieghe del romanzo. ยซCredoย cheย compitoย delย poetaย sia quello di farย nuoveย leย paroleย o di sfuggire leย insidieย del luogo comuneยป ci rivela in ยซAutobiografia del blu di Prussiaยป. ยซTempo di uccidereยปย รจ comunque un โunicumโ nella produzione di Flaiano che si dedicherร solo a testi brevi, la scrittura cinematografica e a quella giornalistica. Una parola che fallisce sempre, perchรฉ incapace di comunicare davvero รจ un altro โleit motiveโ. Come nellโincontro tra Miriam e il tenente, in cui lโuomo, non conoscendo la lingua della ragazza, cerca disperatamente di farsi comprendere disegnando sul suo taccuino alcuni schizzi. Tutti i dialoghi tra i personaggi sono ricchi di sottintesi e malintesi, di bugie e contraddizioni.ย Ma รจย proprioย da questo detto-non-detto incomprensibile scaturisce la tragedia e, insieme, la risata. Per sottolineare il concetto elaborรฒ questa perla memorabile ยซLaย parolaย ferisce, laย parolaย convince, laย parolaย placa. Questo, per me, รจ ilย sensoย dello scrivereยป.
Nel racconto manca โ o รจ comunque molto attenuata โ l’abituale ironia amara e sferzante di Flaiano. Troviamo piuttosto un senso di estraniamento e di sottile angoscia e puรฒ essere incasellato nella narrativa esistenzialista vicina ad un Albert Camus di cui ripropone i temi dellโindifferenza morale dell’uomo di fronte all’assoluta casualitร del suo destino, piรน ancora che di Jean-Paul Sartre. Per altri aspetti, per l’invenzione in perfetto equilibrio tra l’assurdo e l’onirico, il romanzo puรฒ essere avvicinato a Tommaso Landolfi o a Dino Buzzati, a riprova dell’esistenza nella nostra letteratura del secondo dopoguerra di una significativa corrente non oggettiva, non ideologicamente impegnata, piuttosto interessata agli aspetti simbolici e surreali del narrare. Diverte allo stesso modo un evento realmente accaduto allo scrittore, nel 1968, in occasione dellโuscita di una nuova edizione del romanzo confidato a Guido Bezzola: ยซMi รจ successo un fatto abbastanza divertente e allegorico. Lโeditore, mandandomi le copie di una nuova edizione โclubโ, mi ha mandato delle copie con le pagine tutte bianche. Le ho accolte con vera gioia, tentato di servirmene come quaderni di appunti che non scriverรฒ mai.ย O forse, bisogna vedere, nellโerrore un disegno piรน perfido, il giudizio giร segnato per un autore che si รจ fermato al primo romanzo non avendo piรน niente da direยป.
Unโaltra sua amara constatazione รจ che ยซpuรฒ fare buoni libri anche il medico o il bottegaio nelle sue ore di libertร : non lo sceneggiatore, di regola, nรฉ il giornalista. Quando ci si rimette davanti alla pagina, dopo un poโ che si รจ lavorato come sceneggiatore, bisogna ridimensionarsi di dentro con enorme faticaยป.
Flaiano si dedicรฒ alla stesura diย racconti: ยซUna e una notteยป (1959) che narra la storia di Graziano, aspirante scrittore, che trascorre la vita annoiato cercando di sedurre, senza molto successo, quante piรน donne possibili. Lavora come giornalista, ma il suo vero sogno รจ la letteratura. La notte immagina frasi e periodi eleganti che sopravvivono fino al dormiveglia: appena si trova davanti alla pagina bianca e si blocca irrimediabilmente. Nessuno sembra capirlo e, quel che รจ peggio, nessuno leggerร mai qualcosa di suo. Un giorno, perรฒ, accade qualcosa che potrebbe rivoluzionare la sua carriera: la giovane donna con cui ha passato la notte, lo rapisce e lo porta su unโastronave. Per lโennesima volta, Graziano non riesce approfittare dellโincredibile occasione e, ritornato sulla Terra, scopre di essere stato licenziato. Anche Graziano, come il tenente diย ยซTempo di uccidereยป รจ una figura inetta, incapace, eppure sottilmente divertente e ironica. In questo racconto breve รจ presente unโaltra cifra caratteristica che rende la sua prosa ancora piรน esilarante e pungente: lโelemento grottesco e surreale. Flaiano ricorre spesso a figure retoriche come il paradosso, la battuta e lโiperbole che troveranno largo spazio anche neย ยซIl gioco e il massacroยปย (1970) e nelย ยซDiario degli erroriยป pubblicato postumo nel 2002. Questโultima raccolta in particolare abbraccia tutti gli ultimi scritti dellโautore, gli appunti di lavoro e i frammenti rimasti sulla sua scrivania, con il suo irresistibile blend di illuminismo tenebroso e โpessimismo comicoโ. Spalmato lungo un ventennio, dal 1950 ai primi anni โ70, รฉ costruito avendo negli occhi i luoghi e i volti di tanti viaggi (da Fregene ad Atene, da Parigi a Hong Kong, da Zurigo a New York a Bangkok), ilย โDiarioโ ย brulica di pensieri che sperimentano tutte le forme possibili del rapporto tra la mente e la realtร . Vi troviamo velenosi calembour concentrati come saggi, aforismi e massime perforanti e definitivi, microritratti di taglio, apologhi surreali e corrosivi, sequenze interrotte, tra incanto e sarcasmo: sugli hotel francesi, dove i mobili sono ยซcome nella tavola che sul Larousse accompagna la voce: camera da lettoยป, sulle vetrine olandesi accanto alle case secentesche, sui bambini-monaci thailandesi che ridono e bevono il tรจ, sulla sporcizia e le costruzioni nuovissime di Beirut, sulle ยซriscattabiliยป taxi-girl di Hong Kong, sui filippini che cantano senza tregua, e ovviamente sul ยซpaesetto italianoยป di giocatori al Totocalcio. L’irrefrenabile tendenza all’autodistruzione della specie umana pervadeย โDiario degli erroriโย come un malinconico leitmotiv. Ma la crudele esattezza della tassonomia รจ in Flaiano venata dellaย pietasย del moralista disilluso. Quellaย pietasย che gli fa citare la sublime e disperata invocazione di Pierre ai massoni inย โGuerra e paceโ: ยซOccorre che l’uomo, governato dalle proprie sensazioni, scopra nella virtรน attrattive sensualiยป. Si tratta per lo piรน diย frasi spezzate e aforismi, che perรฒ non devono essere considerati come testi incompiuti, anzi sono proprio quelli che si configurano come piรน โautenticamente flaianeiโ, perchรฉ rappresentano a pieno il suo amore per lโessenzialitร e la sua vocazione per la forma breve e per la satira. Probabilmente lโautore li avrebbe lasciati esattamente cosรฌ: ยซSono portato alla nota, allo schizzo giornaliero, alle cose che โdopoโ formeranno un volume. Quanto allโironia, credo che mi liberi di tutto quello che mi fa fastidio, che mi opprime, che mi offende, che mi mette a disagio nella societร ยป. Nel 1954 pubblicรฒ ยซUn marziano a Romaยป che parla della stessa Roma degli anni โ50 e inizi degli anni โ60 descritta da Pier Paolo Pasolini, ma la Roma di Flaiano รจ quella intellettuale e borghese, mentre Pasolini parla della Roma proletaria. Flaiano con surreale naturalezza narra lโatterraggio a Roma nei pressi di Villa Borghese di un marziano di nomeย Kunt. La cronaca si consuma in pochi giorni, dal 12 ottobre al 6 gennaio del 1954, descritti con una cronaca dallo stile asciutto e dal taglio giornalistico. La sua รจ la parabola della diversitร ย derisaย eย beffeggiata di una societร attratta dallโeffimero e capace di concedere, con voracitร consumistica, una notorietร improvvisa quanto aleatoria, ย per consumarla con il freddo e sintomatico cinismo tipicamente romano. Il marziano faย notizia, perchรฉ รจ la novitร . In pochissimo tempoย Kuntย diviene una superstar, tutti lo conoscono e tutti vogliono incontrarlo come fosseย una sorta di Messia: i cittadini romani si aspettano che risolva i loro problemi, si rivolgono a lui per ottenere la salvezza, la folla si esalta, gli arrivano dichiarazioni dโamore, e i media alimentano con talkshow televisivi, trasmissioni dedicate, titoloni, un clima di una fama improvvisa e apparentemente duratura. Kunt viene osannato e trasformato inย simbolo. Ma viene egli stesso fagocitato, digerito e messo in disparte, condannato alla derisione e alla marginalitร da una societร indolente, distaccata e aliena da qualsiasi empatia, tanto indifferente da non riuscire a scuotersi per piรน di un istante. ยซIl peggio che puรฒ capitare a unย genioย รจ diย essereย compresoยป ci lascia detto riferendosi apparentemente al marziano Kunt con una frase che richiama un altro principe del sarcasmo sferzante come Oscar Wilde (ยซSi vive in un’epoca in cui solo gli ottusi sono presi sul serio, e io vivo nel terroreย di non essere fraintesoยป). ยซUn marziano a Romaยป di Flaiano รจ unโanticipazione profetica della attuale difficoltร aย stupirsi, ad immaginare, a svincolarsi dalle catene del preconfezionato. ร la prefigurazione di ogni sconvolgimento virtuale indotto che in prevalenza ci vediamo servire dai social network, dalla babele televisiva. Flaiano vuole far emergere il passaggio tra il grande stupore iniziale, lโinteresse per questo arrivo fino al progressivo disinteresse, oblio e disprezzo del marziano che viene integrato e ignorato nella societร . Indica il cinismo con cui Roma riesce a distruggere qualsiasi cosa. Kunt ha le sembianze di uno svedese che identifica il moderno: la modernitร viene sempre dal nord.
Flaiano, nel 1970 fu colpito da un primo infarto che superรฒ. Poi il 20 novembre 1972 ebbe un secondo nuovo attacco cardiaco che gli fu fatale.
Concludo con un ultimo suo aforisma amaro e sottile elaborato da Flaiano sotto la sua maschera: ยซMi chiedevo se era quella la rassegnazione, quel vuotoย aspettare, contando iย giorniย come i grani di un rosario, sapendo che non ci appartengono, ma sonoย giorniย che pure dobbiamoย vivereย perchรฉ ci sembrano preferibili al nullaยป.
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