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L’Almanacco de «il Caffè»– 1898: «J’Accuse…!» (“Io accuso…!”) di Émile Zola
La locuzione «J’accuse» è entrata nell’uso corrente della lingua italiana, come sostantivo, per riferirsi a un’azione di denuncia pubblica nei confronti di un sopruso o di un’ingiustizia.
Fu pubblicato sul giornale socialista «L’Aurore» sotto forma di lettera aperta al Presidente della Repubblica francese Félix Faure con lo scopo di denunciare pubblicamente le irregolarità e le illegalità commesse nel corso del processo contro Alfred Dreyfus, al centro di uno dei più famosi affaires della storia francese. Nel 1894, Alfred Dreyfus, un capitano dell’Esercito, ebreo, in servizio presso il ministero della guerra francese, fu accusato di aver rivelato informazioni segrete all’Impero tedesco, nazione in quel momento fortemente contrapposta alla Francia. Dopo un giudizio sommario, Dreyfus fu accusato e condannato alla deportazione a vita sull’isola di Cayenna. Dopo una forte ondata di antisemitismo che attraversò la Francia, Émile Zola, si schierò a favore dell’ufficiale tramite un articolo in cui accusava i veri colpevoli di questo avvenimento e di questo processo falso. A causa del «J’accuse…!», Zola fu condannato a un anno di carcere e a tremila franchi di ammenda per vilipendio delle forze armate nel processo che durò dal 7 al 23 febbraio. Fu lo scrittore Octave Mirbeau che nell’agosto 1898 pagò i 7.525 franchi della multa e delle spese del processo. La lettera aperta al presidente Félix Faure ottenne la riapertura del caso. La situazione si risolse, tuttavia, solo il 12 luglio 1906, quando la Corte di Cassazione francese revocò la sentenza con cui Dreyfus era stato accusato di tradimento e venne reintegrato nell’esercito. Purtroppo Émile Zola era già morto da quasi quattro anni.
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