L’Universale editore


Duemilasessantasei anni fa, il primo giorno di primavera del 44 a.C., il giorno delle Idi di marzo, Cesare veniva assassinato; diverse premonizioni, da qualche mese, avevano annunciato il terribile omicidio.

Al tramonto del primo millennio avanti Cristo la situazione a Roma precipitava: il grano scarseggiava, le grandi opere pubbliche venivano lasciate a metร  e immensi cumuli di macerie e rifiuti arginavano le strade, mentre i romani vagabondavano tra vespasiani puzzolenti e sudice meretrici ricoperte di pulci. La corruzione e gli intrighi dilagavano: i vecchi conservatori, ormai poco interessati al bene comune e alla Repubblica, avevano portato lโ€™impero alla guerra civile. A loro, capeggiati da Pompeo, si opponeva un uomo alto, grassottello e dalla pelle chiara; sotto la pelata mostrava due grandi e vivi occhi neri, quasi ipnotici, i quali riscontravano un enorme successo, specie sulle donne. Ne sposรฒ quattro e non fu mai fedele a nessuna di esse, tanto che i suoi soldati lo chiamavano โ€œlโ€™adultero calvoโ€ e, quando veniva portato in trionfo per le vie di Roma, i suoi uomini gridavano: โ€œEhi, uomini, chiudete in casa le vostre mogli. รˆ tornato il seduttore zuccapelata!โ€. Il suo nome era Giulio Cesare. Cesare, a capo di un esercito composto da seimila uomini, il 10 gennaio del 49 si trovava sulla linea di un piccolo fiume a 320 chilometri a nord di Roma, che scorre nella provincia di Forlรฌ-Cesena. Mentre attraversavano quel fiume, chiamato Rubicone, Cesare pronunciรฒ la famosa frase Alea iacta est, โ€œIl dado รจ trattoโ€, pronto a combattere lโ€™esercito di Pompeo, composto da sessantamila soldati. Tuttavia Cesare, sul suo cammino, non trovรฒ resistenza. โ€œLe cittร  si aprono dinanzi a lui e lo salutano come un dioโ€, scrisse Cicerone.

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Cesare entrรฒ a Roma il 16 marzo e i conservatori, dopo aver abbandonato la cittร , organizzarono la riscossa costituendo tre eserciti: Pompeo, con lโ€™aiuto di Catone, inviรฒ delle legioni in Albania, in Sicilia e in Spagna, con la speranza che questo blocco facesse capitolare Cesare e lโ€™Italia per la fame. L’esercito di Cesare partรฌ per la Spagna, conquistandola. Tornรฒ a Roma, questa volta da vero vincitore, prendendo il titolo di console. Sconfisse gli altri due eserciti e prese il pieno controllo dellโ€™Urbe, cancellรฒ tutti i debiti e rimise ordine dove prima vi era il caos. Rese piรน trasparenti i lavori del Senato, inventando il primo giornale, lโ€™Acta diurna, il quale veniva quotidianamente affisso sui muri per informare i cittadini romani su ciรฒ che facevano i loro governanti. Ma la vecchia aristocrazia romana, i vecchi conservatori, guardavano piรน ai propri interessi che a quelli della Repubblica e arrivรฒ fatale la giornata delle idi di marzo dellโ€™anno 44. Diverse premonizioni, da qualche mese, avevano annunciato quello che poi realmente avvenne quel 15 marzo, lโ€™assassinio di Cesare. Mentre a Capua venivano demolite alcune antiche tombe, in un sepolcro venne trovata una tavoletta di bronzo nella quale si diceva che vi era sepolto Capi, fondatore di quella cittร . Sulla tavoletta cโ€™era scritto: โ€œQuando saranno scoperte le ossa di Capi, un discendente di Iulo morirร  per mano di consanguineiโ€. Nei giorni seguenti, i cavalli coi quali Cesare attraversรฒ il Rubicone smisero di nutrirsi, piangendo continuamente.

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La notte prima delle idi, Cesare sognรฒ di volare stringendo la mano di Giove, mentre la moglie, Calpurnia, sognรฒ il crollo della loro casa e che il marito moriva tra le sue braccia. Si svegliarono di soprassalto e in quel momento le porte della loro camera da letto si aprirono da sole. Indeciso se recarsi in Senato dopo aver assistito a tutti questi spaventosi presagi fu convinto da Decimo Bruto, che faceva parte della congiura, a non mancare a quella seduta. Appena uscito per strada, un chiromante gli gridรฒ di stare attento agli idi di marzo. โ€œCi siamo giร โ€, rispose Cesare, divertito. โ€œMa non sono ancora passatiโ€, gli rispose quello strano ometto mentre agitava le sue piccole braccia. I congiurati lโ€™attendevano in aula. Uno di loro, pentito, tentรฒ di avvertire Cesare del pericolo, passandogli un bigliettino nel quale gli rivelava il tradimento. Ma Cesare non lo lesse e appena entrรฒ in Senato i congiurati lo circondarono, brandendo ciascuno il proprio pugnale. Il primo a colpirlo fu Bruto, suo figlio, il quale odiava il padre per essere appunto tale. โ€œAnche tu, figlio mio?โ€, gli chiese prima di cadere ai piedi della statua di Pompeo, il suo grande antagonista, e che lui stesso aveva fatto installare lรฌ, tentando di comprare, a torto, la fedeltร  dei propri nemici.

Stefano Poma

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