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Un libro al giorno: Venezia e Costantinopoli, dall’alleanza alla guerra
A metà del Quindicesimo secolo le mura di Costantinopoli cadevano sotto i colpi dei cannoni di Maometto II, facendo calare il sipario sull’ultimo bagliore dell’Impero romano. Ma, il vero colpo mortale alla potenza di Bisanzio, venne prima da Occidente, da una ricca città di mare: Venezia.
29 maggio 1453, le difese di Costantinopoli cedono di fronte allo sterminato esercito di Maometto il Conquistatore dopo quasi due mesi di durissimo assedio. L’ultimo imperatore bizantino, Costantino XI, cade alla testa dei suoi soldati in un estremo tentativo di difendere la Seconda Roma dai giannizzeri, le truppe d’élite del sultano ottomano. Si spegne l’ultimo bagliore della Roma imperiale. Ma è un bagliore piuttosto fioco quello che contraddistingue l’impero bizantino nei suoi ultimi due secoli di storia. Il vero colpo mortale alla potenza orientale venne ben prima da Occidente, da una ricca città di mare che pure nacque sotto l’ala dell’aquila imperiale e ne fu per lungo tempo amica e alleata: Venezia. La città di San Marco, nel corso del confuso evolversi degli eventi durante la quarta crociata del 1204, indirizzerà i propri sforzi militari nella direzione di un attacco al cuore dell’Impero bizantino. Costantinopoli costituì la preda delle mire dei crociati che spazzarono via la potenza della Seconda Roma.
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Seppure nel 1261 l’impero sarà restaurato dalla dinastia dei Paleologi e sarà solo l’ombra di quello che fu il colosso bizantino dei secoli precedenti, destinato com’era a ricercare una precaria sopravvivenza destreggiandosi tra gli appetiti delle potenze commerciali occidentali e le mire espansionistiche del nascente Stato ottomano. In questo breve saggio si ripercorreranno gli aspetti salienti dei rapporti tra Costantinopoli e Venezia dalla nascita della Serenissima alle soglie della quarta crociata. Si porrà attenzione alla strategia diplomatica di Bisanzio, nota per l’acume e la risolutezza con cui articolò i propri rapporti con le potenze straniere. Un acume e una risolutezza che non furono più sufficienti ad evitare il disastro una volta che le galee da guerra veneziane si presentarono di fronte ai bastioni di Costantinopoli.
Giacomo Carrus
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